sabato 8 dicembre 2012

La neve e Peter Pan


Cadeva la neve quella notte. Le strade di Pistoia erano deserte, come sempre. Come ogni Lunedì sera, da sempre. Non era certo famosa per la vita notturna. Pierre camminava rannicchiando il viso tra il cappello e la sciarpa, non per la neve. Ma per proteggersi dal freddo, dal gelo che avvolgeva tutto il suo corpo e la sua anima. Aveva appena interrogato Andrea Caroti, noto psichiatra e massone. Una personalità influente in città. Cosa sapeva dell'omicidio di Valerio? Perchè tutti martedi sera si recava da lui?

"Il signor Cerini veniva da me per chiedermi aiuto".
"Aiuto per cosa? Valerio era una persona normale, non ha mai avuto problemi con la testa!"
"Conosce la sindrome di Peter Pan, signor Andrè?"
"E' l'accusa che mi muovono sempre le donne"
"Molti ci scherzano, ma non è una patologia da sottovalutare.  Questo trauma ha origine nella più tenera infanzia, quando ogni individuo costruisce il proprio equilibrio emotivo. 
Di solito è l'amore dei genitori che permette lo sviluppo di questa armonia. Una carenza affettiva può quindi essere all'origine della sindrome di Peter Pan.
Le persone che, durante l’infanzia, sono state amate poco, crescendo sviluppano un malessere. Una volta nel mondo dei grandi, si sentono indifese ed angosciate di fronte agli sconosciuti.”
“Ma Valerio non era cosi!” sbottò Pierre.
“Vede signor André deve capire che questa sindrome non si manifesta in acuti identificabili a occhi nudo. Spesso chi soffre di questa sindrome non lo sa, oppure riesce ugualmente a costruirsi una famiglia, o a vivere normalmente. Ha presente la canzone Aspettando Godot?”
“Si”
“Ecco descrive bene quello che le ho appena detto, se cerca l’assassino del suo amico, non parta da me. Ma parta da qui”.

Pierre se ne andò pieno di dubbi e domande, ma non sapeva se riguardavano l’omicidio o se stesso. Leggeva dal foglio del Dottor Caroti
“Si tratta spesso dei figli maggiori di famiglie in cui il padre è assente, poco presente o irresponsabile.
In questi casi, se la madre è troppo occupata o depressa, non avrà né il tempo né la forza per dare, ai suoi bambini, tutto l'amore di cui essi hanno bisogno per crescere normalmente. […]Una volta diventato adulto, l'individuo che ha vissuto questo trauma durante l’infanzia, avrà difficoltà a gestire i propri sentimenti. Un uomo, ad esempio, cercherà nella propria compagna l'amore materno. Paradossalmente però, questo nuovo sentimento, che questo uomo non ha mai conosciuto prima, può spaventarlo e angosciarlo.
Si tratta, dunque, di una paura cronica che le persone vivono quotidianamente, essendo estranee alle emozioni degli adulti. […] Sessualità: l'unico momento in cui queste persone si sentono sicure e amate, è quello del sesso. È un momento riassicurante, in cui l'uomo-bambino (o la donna-bambina) si lascia andare. Ma c’è un rischio: una vita sessuale sproporzionata o, addirittura, incontrollabile. Alcune persone possono anche diventare infedeli, non perchè sono insoddisfatte della loro relazione, ma con l’unico scopo di sentirsi amate e stimate.”

Quello che leggeva sulla diagnosi di Valerio, lo leggeva in un ideale di se stesso. Ripensò a suo padre, che lo aveva abbandonato da piccolo, ed a sua madre che non lo aveva abbandonato. Ma troppo persa nel dolore di un amore naufragato per poter essergli anche padre. Ripensò a tutti gli amori che aveva visto passare, troppi. O troppi persi.