mercoledì 6 marzo 2013

I figli di

Nella vita -sosteneva Pierre - esistono due categorie di persone: "I figli di". Ciò che cambia è il sostantivo che segue. I figli di papà, li vedi con i loro mega cellulari, le loro macchine costose, i loro abiti sempre alla moda. Li distingui perché li puoi vedere solo la notte, alle festa. Di giorno lavorano come figli di papà, che è pur sempre un mestiere difficile da portare avanti. Li vedi anche ai congressi di partito, si differenziano in destra e sinistra in base al loro egocentrismo, poi vanno a braccetto tutti insieme con i grandi capitali. Qualcuno, vergognandosene, urla nelle piazze dei grossi vaffanculo, ma quelli sono folcloristici. L'altra categoria sono i figli di puttana, e sono una categoria ampia e variegata. Sono coloro che sudano anche lo stesso sudore. Coloro che la notte dormono perché devono alzarsi alle 6 la mattina, che guardano i figli preoccupati per non poter regalare loro una pausa dalla precarietà delle loro esistenze. Sono tutti quelli che si arrabattano sul fondo melmoso della quotidianità. Tutti quelli che nella vita non ricevono regali ma ne fanno. Sono quelli che fanno politica per passione, e vengono chiamati la base da quelli della categoria precedente.

E tu, Pierre, a che categoria appartieni? -disse Anne-

Alla non categoria, i disillusi. - rispose Pierre-

(7 garofani rossi)

I colori della mia anima


Rifletteva. Se un giorno avesse avuto un figlio, lo avrebbe allontanato anche lui. Lo avrebbe fatto affinché avesse come esempio uomini migliori di lui. Lo avrebbe tenuto lontano dal quel suo continuo inciampare negli angoli della vita. Solo così avrebbe potuto evitargli il contagio di quella malinconia e di quella condizione di fallimento esistenziale al quale si era condannato. Di figlio in padre, di padre in figlio l'unica possibilità era non trasmettere le proprie debolezze, e regalare gli strumenti per combattere quelle che sorgono dal sangue. Sacrificarsi per una speranza. Questo era il motivo che aveva scatenato la furia omicida del fornaio di Via Fonda verso l'architetto Paolo Gatti. Anni ed anni di prese in giro, di umiliazioni ai suoi danni, ed infine quella più grossa: l'umiliazione di fronte a suo figlio. Come gli avevano insegnato Raoul Blanco e Pepe Carvalho, il compito di un investigatore  è quello di "scoprire l’assassino,spiegare le ragioni (quando ci sono) del suo atto, cercare di capirlo. Che paghi o no per il suo crimine, non ci riguarda. Noi non siamo dèi".
Ed in fondo a se stesso, Pierre Andrè investigatore privato per caso, condivideva il dolore e la scelta di quell'umile fornaio, deciso a riscattare con il più estremo dei gesti quei rigurgiti classisti che per tutta la vita lo avevano spinto verso l'immobilità sociale.

domenica 24 febbraio 2013

Il bacio

Quella sera decisero di nascondersi sul lungo mare. Arrivarono che le luci delle navi tracciava con la luna la rotta delle nostre malinconie. Tutto ciò che avevano perso e mancato nelle loro vite era li davanti. Come a ricordar loro che la vita è quell'attimo sottinteso tra le nostre indecisioni e le nostre pulsioni. Sentiva di doverle dire che l'amava. L'amava non nel senso assoluto, ma in quello più profondo. Un qualcosa che muore ogni notte, e risorge ogni mattino più forte. Qualcosa che vive in eterno nell'equilibrio delle nostre vite. Una decisone quotidiana. Sentiva, però, anche l'incedere dei suoi errori, delle sue parole, delle sue azioni. Ma in fondo a tutto,e ra questo amarla, l'impegno ad essere un uomo con lei e per lei. Ma i pensieri svanirono nel momento in cui le loro labbra si sfiorarono, nasceva la nuova luna. La loro luna.

giovedì 21 febbraio 2013

Final

Era il tramonto sul porto di Barcellona, finalmente l'indagine era giunta al termine. Ma per Pierre André non era ancora concluso il caso. Rimanevano le tensioni morali che avevano condotto il vecchio Vatti a lasciarsi quella striscia di sangue alle spalle. Restava forte la linea di demarcazione tra le delusioni e le malinconie di un uomo e i percorsi delle nostre vite. Avrebbe ucciso anche lui inquella situazione? Avrebbe aspettato tutti questi anni, come aveva fatto Vatti?
Pierre rimaneva sempre colpito della spirale di bassezza umana che si nascondeva dietro la creazione di assassini così feroci. I carnefici erano le vittime di altri carnefici morali. Tra le righe della vita le persone muovevano passi da elefanti in paradisi di cristallo. Distruggevano l'equilibrio di un uomo. Si generavano mostri tra i pupazzi. Alle volte per cattiveria, molte altre per non curanza. Nelle nostre singole azioni non teniamo mai conto dell'altro, ma di noi stessi. In fondo tutti i rapporti umani sono dominati dall'opportunismo, dall'amicizia all'amore. Ecco allora che la sua visione si fece chiara. Vatti aveva sparato, aveva ucciso. Ma la pistola, sono stati tutti quegli amori e quegli amici che lo hanno deluso, tradito, ingannato a mettergliela in mano. Oramai, era giunta la sera, la parte migliore in cui smetteva di essere un ispettore dell'Interpol, e diventava un uomo. Un uomo prigioniero delle sue malinconie e del Calvados. (7 Garofani rossi)

sabato 9 febbraio 2013

Ode

Pierre pensò al mare. Ma non al mare in generale. Pensò al Mediterraneo sua fonte di vita, non lo pensò negli appiccicosi pomeriggi estivi, ma nelle solitarie passeggiate invernali lungo i porti del Sud Europa. Da Livorno a Marsiglia, Barcellona e poi le coste del Nord Africa. Identità profonda e marcata, questo era il Mediterraneo. Il mare dei poeti, dei malinconici, quaderno dei pensieri più profondi, della poesia. Il mare di chi fugge e di chi arriva. Viverci lontano significava combattere ogni giorno con la nostalgia di se stessi, delle passeggiate sulla spiaggia. Del tramonto sul molo. Della pioggia, e delle onde grigie ed alte guidate dal vento. Le navi la notte illuminano l'oscurità come stelle comete che delineano l'orizzonte. Questo era per lui il Mediterraneo, e questo era ciò che non aveva, ma di cui sentiva il bisogno. I lunghi silenzi, le confessioni e l'amore profondo per quell'ultimo simbolo in un epoca di falsi miti.
Erano le 5:00, si versò un altro sorso di Calvados, accese la canna rimasta sospesa nel portacenere e si stese sul terrazzo a guardare le stelle. Ma le stelle non sono tutte uguali, a seconda della parte di mondo in cui le vedi cambiano. Quelle non erano le stelle di Tarragona, erano stelle cittadine, stelle bugiarde.

sabato 8 dicembre 2012

La neve e Peter Pan


Cadeva la neve quella notte. Le strade di Pistoia erano deserte, come sempre. Come ogni Lunedì sera, da sempre. Non era certo famosa per la vita notturna. Pierre camminava rannicchiando il viso tra il cappello e la sciarpa, non per la neve. Ma per proteggersi dal freddo, dal gelo che avvolgeva tutto il suo corpo e la sua anima. Aveva appena interrogato Andrea Caroti, noto psichiatra e massone. Una personalità influente in città. Cosa sapeva dell'omicidio di Valerio? Perchè tutti martedi sera si recava da lui?

"Il signor Cerini veniva da me per chiedermi aiuto".
"Aiuto per cosa? Valerio era una persona normale, non ha mai avuto problemi con la testa!"
"Conosce la sindrome di Peter Pan, signor Andrè?"
"E' l'accusa che mi muovono sempre le donne"
"Molti ci scherzano, ma non è una patologia da sottovalutare.  Questo trauma ha origine nella più tenera infanzia, quando ogni individuo costruisce il proprio equilibrio emotivo. 
Di solito è l'amore dei genitori che permette lo sviluppo di questa armonia. Una carenza affettiva può quindi essere all'origine della sindrome di Peter Pan.
Le persone che, durante l’infanzia, sono state amate poco, crescendo sviluppano un malessere. Una volta nel mondo dei grandi, si sentono indifese ed angosciate di fronte agli sconosciuti.”
“Ma Valerio non era cosi!” sbottò Pierre.
“Vede signor André deve capire che questa sindrome non si manifesta in acuti identificabili a occhi nudo. Spesso chi soffre di questa sindrome non lo sa, oppure riesce ugualmente a costruirsi una famiglia, o a vivere normalmente. Ha presente la canzone Aspettando Godot?”
“Si”
“Ecco descrive bene quello che le ho appena detto, se cerca l’assassino del suo amico, non parta da me. Ma parta da qui”.

Pierre se ne andò pieno di dubbi e domande, ma non sapeva se riguardavano l’omicidio o se stesso. Leggeva dal foglio del Dottor Caroti
“Si tratta spesso dei figli maggiori di famiglie in cui il padre è assente, poco presente o irresponsabile.
In questi casi, se la madre è troppo occupata o depressa, non avrà né il tempo né la forza per dare, ai suoi bambini, tutto l'amore di cui essi hanno bisogno per crescere normalmente. […]Una volta diventato adulto, l'individuo che ha vissuto questo trauma durante l’infanzia, avrà difficoltà a gestire i propri sentimenti. Un uomo, ad esempio, cercherà nella propria compagna l'amore materno. Paradossalmente però, questo nuovo sentimento, che questo uomo non ha mai conosciuto prima, può spaventarlo e angosciarlo.
Si tratta, dunque, di una paura cronica che le persone vivono quotidianamente, essendo estranee alle emozioni degli adulti. […] Sessualità: l'unico momento in cui queste persone si sentono sicure e amate, è quello del sesso. È un momento riassicurante, in cui l'uomo-bambino (o la donna-bambina) si lascia andare. Ma c’è un rischio: una vita sessuale sproporzionata o, addirittura, incontrollabile. Alcune persone possono anche diventare infedeli, non perchè sono insoddisfatte della loro relazione, ma con l’unico scopo di sentirsi amate e stimate.”

Quello che leggeva sulla diagnosi di Valerio, lo leggeva in un ideale di se stesso. Ripensò a suo padre, che lo aveva abbandonato da piccolo, ed a sua madre che non lo aveva abbandonato. Ma troppo persa nel dolore di un amore naufragato per poter essergli anche padre. Ripensò a tutti gli amori che aveva visto passare, troppi. O troppi persi.


mercoledì 3 ottobre 2012

Il ritorno a casa

Pierre pensò che gli sarebbe mancato quel mare. Non il mare. Quel mare, il suo. Il mediterraneo appartenenza ed identità di chi è senza terra, senza radici definite. Simbolo di marinai in balia delle loro vite. Non la coglionaggine del turista, dell'immensa sfilata che si svolge ogni estate lungo le spiagge. Non la mercificazione di un modo di essere. Gli sarebbe mancato il mare. Soprattutto quell
o dell'inverno e della notte. Quello della pioggia. Quello con cui parlare, sfogarsi. Unico appiglio in un epoca di incertezze. Il Mediterraneo fonte di vita e di morte. Di rinascita. Pierre decise di immergersi per un ultimo bagno, prima di tornare in Italia. Un bagno simbolico, un abbraccio di commiato. Qualcosa che sarebbe appartenuto per sempre a quella parte di se, a quelle onde eterne, che dallo stretto di Gibilterra fino a Barcellona, passando per Marsiglia, Genova e Livorno, avrebbero significato casa.


L'aereo era entrato in territorio italiano, Pisa era vicina. Stavo tornando verso casa. Erano passati circa 3 anni da quando era stato a Pistoia. Anche allora era autunno. La sua stagione preferita. I colori, gli odori, il sole e le piogge d'autunno gli regalavano quelle sfumature malinconiche in cui rivivono i ricordi.  

"Pierre, Pierre" si sentì chiamare all'uscita dell'areoporto, era Lucia. Bella, con i suoi lunghi capelli neri ed i suoi tratti tipici del sud Italia. Gracile e forte insieme. Adolescenziale nei suoi seni piccoli e proporzionati. "Ho ricevuto il tuo messaggio, volevo essere la prima a rivederti". Pierre la guardò intensamente. Avrebbe voluto baciarla. Nonostante tutti questi anni, e le avventure nel mezzo, c'era ancora quell'attrazione reciproca come 10 anni prima, quando si conobbero. Si erano amati, si erano traditi, si erano feriti. Avevano scopato e avevano fatto l'amore. Ma erano ancora uniti. "Sono tornato per scoprire la verità sulla morte di Valerio".
"Lo sapevo, ti ha ingaggiato la famiglia?" rispose lei.
"No, mi ha ingaggiato la mia coscienza. 3 anni fa me ne andai dopo aver scoperto la vostra relazione. Non gli avevo più rivolto parola. Non glielo avevo perdonato. Non me l'ero perdonato"  
"Andiamo, ti hanno preparato un pranzo speciale!"