Io sono una lampada ch'arda | soave! | La lampada, forse, che guarda, | pendendo alla fumida trave | la veglia che fila; || e ascolta novelle e ragioni | da bocche | celate nell'ombra, ai cantoni, | da dietro le soffici ròcche | che albeggiano in fila: (Giovanni Pascoli)
domenica 8 luglio 2012
Il porto
Erano le 5 e 45 lungo il porto di Barcellona potevi trovare di tutto. Puttane. Spacciatori. Ed allo stesso tempo anziani mattinieri e giovani nottambuli. Io ero un estraneo. Un ombra intrusa nei riflessi della notte. Mentre camminavo guardavo il mare. Chi ha nelle vene il sangue del sud, come me, ha nelle vene anche il Mediterraneo. Simbolo di appartenenza. Identità. Noi quel mare ce lo portiamo dentro, le onde agitano le nostre anime. Le rendono inquiete. Abbiamo dentro di noi la stesse malinconie di tutti i marinai ed esploratori che hanno trovato in questo mare la loro vita. Dovunque tu sia, lui è li. Unica vera grande casa delle nostre anime malinconiche. "Pierre, Pierre". Eccola, era Amira . La vedevo arrivare da lontano in tutta la sua bellezza. I suoi occhi e capelli neri e la sua pelle ombreggiata la rendevano unica. Bella. Era nata a Tangeri. Figlia anche lei di quel Mediterraneo che si apre al mondo.
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